Rispondiamo alle cinque domande più comuni.

È passato circa un anno da quando ho deciso di iniziare a studiare tedesco e, da allora, le domande che mi sono state poste, sono sempre state le seguenti:

Ma ti piace?
A cosa serve il tedesco se, alle fine, si usa l’inglese?
Non ha una pronuncia troppo dura?
Non è troppo complicato?
Non ti confondi quando lo parli?

Andiamo per punti.
Proverò a rispondere ad ognuna di queste domande, dando il mio, seppur personale, punto di vista sul perché studiare il tedesco conviene.

1. Ma ti piace? Probabilmente l’italiano è già abbastanza complesso di suo, quindi, perché complicarsi l’esistenza con un’altra lingua altrettanto complessa, direbbe la mia voce interiore (in realtà, anche mia madre).

Quindi, al perché ed al per come, rispondo dicendo che non è masochismo, ma puro piacere: fondamentalmente una persona sceglie di studiare una lingua perché le piace, perché è incuriosita e decide di investire ore di studio anzitutto perché prova interesse verso ciò che sta facendo. Sicuramente in questa grossa fetta di edonismo teutonico possono rientrare altri fattori rilevanti, come esigenze personali o lavorative che spingono un neofita ad avvicinarsi al tedesco.

Dunque sì, posso affermare che non avrei mai iniziato a studiare il tedesco se non mi fosse piaciuto. Personalmente, nell’intraprendere questa decisione hanno giocato entrambi i fattori, ovvero quello di puro interesse personale, ma anche uno di tipo lavorativo. A me, però, piace sempre raccontare che ho avuto il colpo di fulmine mentre ero in vacanza a Berlino.

Certamente, avvicinarsi ad una lingua nuova significa avvicinarsi anche alla cultura di un popolo, alla sua storia, alle usanze, non è solo declinazioni e paradigmi da mandare giù a memoria; l’uomo, del resto, non vive di solo pane. Per come la vedo, credo che una nuova lingua sia come spogliarsi dei propri abiti “da comfort zone” per vestirne nuovi, certamente diversi, ma non per questo peggiori. É bello scoprire che dopo una prima fase di adattamento iniziale, si può stare bene anche con qualcosa di non proprio familiare, come il tedesco per un italiano!

2. A cosa serve il tedesco se, alle fine, si usa l’inglese? Parliamoci chiaro, l’inglese è importante, universale e senza non si canta messa, ma ci sono parecchi vantaggi nell’ampliare i propri orizzonti: a chi non farebbe piacere poter dire di conoscere una lingua in più e giocarsi questa carta per colloqui di lavoro, cene di Natale, riunioni con parenti, o magari semplicemente per far colpo su una nuova fiamma?

Piccolo spoiler: molte parole tedesche sono simili a quelle inglesi.

Non liquiderei l’argomento sull’utilità del tedesco con queste poche righe e senza menzionare che la Germania è un paese molto attraente per via delle sue opportunità lavorative, delle sue politiche giovanili molto più all’avanguardia rispetto a quelle italiane e delle maggiori possibilità di lavoro che vengono offerte a questi ultimi. Vi sono molti incentivi per lo studio in Germania, per gli universitari ci sono davvero tante opportunità: in molte università, però, è obbligatoria la conoscenza della lingua tedesca, così come per determinate posizioni di lavoro.

 

3. Non ha una pronuncia troppo dura? Il tedesco è stata la lingua di Goethe, Mozart, Strauss, Beethoven. Pensi sia necessario scomodare altri mostri sacri per convincerti sulla sua musicalità? Crucchi Gang è un progetto musicale curato dal cantante italo tedesco Francesco Wilking che traspone canzoni tedesche in italiano.

Ho accostato alcune canzoni alla rispettiva versione italiana, per dare prova, ancora una volta, che ad orecchio, nessuna delle due risulta più o meno sgradevole dell’altra, probabilmente è una questione di abitudine.

 

4 Non è troppo complicato? Si, è stata la lingua di Kant ed Hegel: non è facile. Tempo fa, avevo realizzato il poster in cui illustravo scherzosamente le principali torture della lingua tedesca. Sveliamo un mistero: nessuna lingua è facile, nessuna lingua, a meno che non si abbia la fortuna di nascere bilingue, si impara senza studio; è questione di esercizio e costanza.

La difficoltà che risiede nel tedesco, per un italiano è principalmente legata al fatto di non avere costrutti grammaticali comuni, come accade invece con le altre lingue neolatine, che risultano essere a noi ‘’più vicine’’. Ecco il perché dell’illustrazione iniziale.

Un’altra cosa che, dal mio punto di vista, risulta essere complicata è il fatto che il tedesco è la lingua della precisione massima, lingua che tende sempre, sempre ad iper specificare.

Per un italiano, molto solito, invece, all’approssimazione (non vuole essere un insulto, ma un’oggettiva constatazione) questo risulta essere ostico all’inizio. Per me lo è ancora. Io, per esempio, sono una ritardataria cronica, tutta questa precisione mi confonde. Però, vorrei dire che, nella sua difficoltà e nella sua stranezza, il tedesco è una lingua meravigliosa e anche geniale e, non a caso, è la lingua della filosofia. Ci sono dei costrutti che, una volta analizzati, risultano essere davvero stupendi. Se scomposti e scandagliati nelle loro piccole parti, restano impressi nella mente e ci aiutano davvero ad immergerci nella cultura tedesca. Del resto, una lingua è lo specchio del modo di essere di un popolo.

5. Non ti confondi quando lo parli? Ci si confonde quando si parla, proprio per via della difficoltà di dover coordinare declinazioni e coniugazioni nell’immediatezza di una conversazione. L’unico rimedio è l’esercizio. Parlare, parlare e parlare senza fare troppo caso a dove sarebbe dovuto andare il verbo, dove la preposizione. Qui la mia insegnate potrebbe tirarmi dai capelli: ciò che voglio dire è che far caso alla grammatica è giusto e doveroso anche perché, a seconda dell’uso che si deve fare del tedesco, dei registri da usare, delle eventuali posizioni lavorative che si ricoprono è bene limitare gli strafalcioni per evitare spiacevoli figuracce, ma quello che ho imparato è che, alla fine, ciò che conta nella quotidianità è farsi capire.

Una volta, per esempio, ho dimenticato di disdire l’abbonamento ad un quotidiano tedesco. In quel periodo non mi sentivo parecchio sicura nell’intraprendere una telefonata in tedesco. Ho chiesto aiuto alla redazione, spiegando che avevo poco credito e se, per favore, parlare in inglese.

Risultato? La discussione è andata avanti in tedesco, io non ho pagato nessun abbonamento, i tedeschi hanno detto di avermi compresa. Hanno fatto caso agli errori di un utente alle prime armi? Non credo proprio, in quel momento contava soltanto capirsi!